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Smart&South working,

la strada porta all’ibrido

Nicotera, south worker in riva al mare (Crediti Francesco Biacca)

La pandemia ha favorito lo smart working, anche se in Italia il modello del lavoro agile stenta a decollare. Ne beneficiano, in molti casi, le aree interne del Mezzogiorno,

dove borghi spopolati si rivitalizzano con l'arrivo di south worker e nomadi digitali.

Pronte nuove forme contrattuali per  dipendenti pubblici e  privati. 

di Concetta Schiariti | 5 Marzo 2022

Tra lavoro in ufficio o da remoto, a vincere sarà la via di mezzo. E l’ibrido avrà la meglio. La proroga dello stato d’emergenza fino al 31 marzo, ha di fatto prolungato lo smart working emergenziale. Attraverso le recenti normative, dal 2022 l’organizzazione del lavoro apre comunque le porte a nuove forme contrattuali individuali, sia per i dipendenti del settore pubblico sia per il privato. Ma dai territori, soprattutto dal Sud, arrivano segnali attrattivi per nuovi lavoratori agili e south worker che, spostandosi, contribuiscono a rivitalizzare i borghi spopolati.

 

Occhio ai numeri, prima e dopo la pandemia

A fotografare il cambiamento epocale è l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. Dalla sua ricerca, a un anno dal primo lockdown (marzo 2020), emerge che gli smart worker in Italia sono 5,37 milioni, di cui 1,95 mln nelle grandi imprese, 830 mila nelle Pmi, 1,15 milioni nelle micro imprese e 1,44 milioni nella Pubblica amministrazione. Diversa, invece, è stata la realtà fotografata nel 2019, prima della pandemia. Da un’indagine Eurostat sui Paesi Ue, risulta che l’Italia ha utilizzato poco lo smart working. Rispetto alla totalità dei lavoratori nella fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni, la percentuale di smart worker era dell’1,1% per il lavoro dipendente, 3,6% per i lavoratori saltuari e 12,9% per i lavoratori autonomi, per un totale di 1,3 milioni. Livelli superiori sono stati raggiunti in Francia, Spagna e Germania, attestandosi rispettivamente al 4,7%, 2,5% e 3,2% per i lavoratori dipendenti, al 7,0%, 4,8% e 5,2% per i lavoratori saltuari e al 24,4%, 17,4% e 25,9% per i lavoratori autonomi.

In smart e co-working dalla prima ora,

Entopan, l'incubatore a supporto di start up e Pmi calabresi

Se calano i contagi,  diminuiscono gli smart worker

Dopo il primo lockdown, il calo dei lavoratori agili è stato registrato in tutti i settori, in corrispondenza con l’altalena dei contagi e l’aumento dei vaccinati. Con lo sguardo rivolto ai numeri, da settembre scorso, il ricorso al lavoro da remoto ha registrato una progressiva riduzione, con 4,07 milioni di lavoratori in smart working, di cui 1,77miloni nelle grandi imprese, 630mila nelle PMI, 810mila nelle micro imprese e 860 mila nella pubblica amministrazione. In compenso, nel corso dei mesi, si è radicata un’idea nuova che va perfezionandosi, nonostante il DPCM del 23 settembre 2021 che stabilisce il rientro dei lavoratori in presenza. Ma La nuova circolare Brunetta-Orlando, che invita al pieno uso della flessibilità.

Tra i due litiganti, vince l’ibrido 

Per l’Osservatorio Smart Working Pollini, la soluzione mista segnerà il passo. Si tratta, però, di una scelta che sarà adottata soprattutto nelle grandi imprese, dove si prospetta la possibilità di lavorare a distanza, in media, tre giorni a settimana per l’89% dei lavoratori. Mentre, nella Pubblica amministrazione, il dato indica un 62% dei dipendenti agili per due giorni a settimana.  

Il punto di Luca De Biase | «Sdoganato

il lavoro da remoto»

L'opinione di Luca De Biase

Work life balance, alla ricerca di equilibrio tra vita privata e lavoro

Per le grandi imprese le prestazioni dei dipendenti sono migliorate nel 59% dei casi, perché basate su obiettivi efficaci ed efficienti. Meno nella Pubblica amministrazione, che ha registrato un 30% di miglioramento. L’aspetto ritenuto più negativo è stata la scarsa comunicazione tra colleghi, peggiorata per il 55% nelle grandi imprese, il 44% nelle PMI e il 48% nelle PA. 

 

L’impatto sui dipendenti

L’impatto generale è positivo per il 39% dei lavoratori. Si sente efficiente nello svolgimento delle proprie mansioni il 38%, mentre per il 32% è cresciuta la fiducia tra manager e collaboratori e il 31% apprezza il nuovo dialogo tra colleghi. Ma aumenta la percentuale degli smart worker che non si sente pienamente ingaggiato (legato all’azienda) che è passata dal 18% al 7%. Mentre il tecnostress (impatto negativo psicologico causato dall’uso delle tecnologie) ha interessato un lavoratore su quattro.

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Spunta la legge nel pubblico: il decreto che detta orari e organizzazione

Per la Pubblica amministrazione, dal 2022 i dipendenti avranno la possibilità di lavorare a rotazione da casa e su richiesta, con una modifica dal carattere permanente. Bisognerà, però, gestire l’organizzazione degli uffici affinché siano garantiti i servizi al pubblico. Dovranno essere garantite le 11 ore di riposo tra i turni di lavoro e sarà possibile usufruire di permessi. A farne richiesta, potranno essere sia i lavoratori in part-time che in full-time, i tempi determinati che gli indeterminati.

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Un protocollo per il settore privato, firmato con le parti sociali

Per il settore privato, le tutele saranno le stesse sia per chi lavora a casa che in ufficio, compresa la parità salariale. Quindi, obbligo di riposo di 11 ore tra una giornata lavorativa e l’altra, ma i lavoratori agili non potranno usufruire di straordinari. Per dare avvio al lavoro a distanza, non obbligatorio, bisognerà sottoscrivere un contratto in cui saranno specificate le mansioni.

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Per Svimez, i potenziali south worker toccano quota 60 mila

Ma se i south worker rappresentano ancora una piccola realtà, si configurano allo stesso tempo come una interessante potenzialità. Secondo Svimez, il 9,82% dei giovani laureati che lavora in una regione del Centro-Nord (in tutto 960mila), è originario del Sud.  Più della metà, sottolinea l’Associazione per lo Sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, svolge professioni che potrebbero essere organizzate da remoto, stimando un bacino di 58.920 persone.  

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Il gruppo di Studio Cinedue

In Calabria per lavorare al Nord da remoto , l'esperienza pre-Covid di Cinedue 

Prospettive diverse, invece, per creativi e partite iva, che trovano nel modello da remoto una formula lavorativa più congeniale a garantire maggiori livelli di benessere. In molti, spesso, prendono decisioni radicali, come quella di ripopolare i borghi delle aree interne. In particolare al Sud.

I calabresi Andrea Aragona, Rosario Panzitta e Matteo Aragona, ad esempio, hanno scelto di lavorare in smart working da Sud per multinazionali del Nord. Un percorso iniziato 14 anni fa, quando hanno aperto il loro studio “Cinedue” per creare video, motion graphics e fotografia a Vibo Valentia. Il loro mercato di riferimento è oltre i confini regionali, Lombardia, Piemonte e Toscana, dove importanti aziende nazionali, li scelgono tra i più grandi studi di settore. «Noi dobbiamo fare il triplo del lavoro dei nostri competitor settentrionali – spiegano – ma riusciamo ad abbattere i costi e a sostenere le nostre creazioni grazie alla disponibilità di attrezzature all’avanguardia». Passo dopo passo, sono diventati il punto di riferimento di Eni Versalis.  Con il loro modello organizzativo hanno anticipato i tempi: «Costantemente collegati in smart, a 360 gradi interpretiamo il pensiero e le aspettative dei nostri clienti del Nord». 

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Nicotera, Festival dell'Ospitalità (Crediti Irene Chirico)

Destinazione Nicotera, la nuova vita dei borghi popolati dai south worker

In provincia di Vibo Valentia, la scorsa estate, Alberto, esperto di comunicazione, Giovanni, progettista per il terzo settore, Francesca, traduttrice professionista, Edoardo, sviluppatore no code, e Piera, progettista, sono stati accolti dalla comunità locale. Seguendo ritmi più lenti, hanno potuto vivere e perdersi nelle vie del borgo, condividendo la quotidianità dei luoghi. Fanno parte dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali accolti a Nicotera, in occasione del Festival dell’Ospitalità 2021. Qui hanno stabilito una residenza temporanea per un mese, che ha permesso loro di vivere e lavorare, a contatto con la natura e la gente del luogo. Arrivano dal Lazio, Piemonte, Spagna, Abruzzo, Canarie.

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Lavoro&Benessere

Tutto nasce prima della pandemia. Quando, Francesco Biacca e altri suoi colleghi hanno deciso di ritornare in Calabria, in una sorta di emigrazione al contrario. Nel 2011 hanno creato Evermind, una società di Benefit che destina parte dei propri proventi allo sviluppo del territorio. Di recente hanno lanciato il progetto Destinazione Nicotera, mettendo insieme una rete di professionisti che pone al centro un’idea di lavoro che produca benessere, capace di creare forme di economia condivisa nei territori ospitanti. «Volevamo allontanarci dai ritmi iper-accelerati delle città per tornare a una dimensione più lenta, che ci potesse consentire di ritrovare il contatto con la natura e con le persone – racconta Francesco Biacca, founder di Evermind e del Festival – Così, con un team composto, principalmente, da professionisti e imprenditori di ritorno, abbiamo realizzato un sogno: ripopolare il nostro borgo con chi sceglie in relazione non più al luogo di lavoro ma alla propria idea di vita e felicità».

Destinazione Nicotera è un progetto di ospitalità territoriale diffusa locale che mette in contatto la comunità locale con quella temporanea di nuovi viaggiatori, in uno scambio permanente, responsabile, sostenibile ed equo. 

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