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Le voci della città vecchia

L'impegno della Curia

e la scommessa di artigiani, commercianti e residenti

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Il dito

nella

piaga

plus 1

         

Don Luca , il rettore del Duomo di Cosenza, sul tiburio 

«Qui la cattedrale è fonte di vita. Siamo parrocchia e diocesi, punto di riferimento per sacerdoti, fedeli e confraternite». Don Luca Perri, dal 2016 rettore del Duomo, luogo di culto riconosciuto testimone di cultura di pace dall’Unesco, affronta con orgoglio la sua missione nel centro storico. Pur non avendo spazi disponibili, d’ estate, quando chiude la scuola, nella cappella dell’Assunta organizza  l’oratorio per i bambini del quartiere. E per consentire agli anziani «intrappolati nei vicoli inaccessibili e obbligati a casa da malattie o difficoltà di deambulazione»,  manda in streaming sul profilo facebook della Cattedrale celebrazioni religiose e momenti di preghiera. Spesso è su radio Jobel, dell’arcidiocesi Cosenza-Bisignano. Capita anche che porti la comunione di casa in casa.

Nel Santuario della Vergine del Pilerio don Luca richiama i credenti con il suono antico di cinque campane, «veri strumenti liturgici», spiega. La più antica risale al 1500 e pesa 20 quintali. «Ma la quotidianità non è facile: siamo periferia, mancano i servizi essenziali, non c’è un supermercato, una lavanderia, abbiamo problemi con le fogne e con l’acqua». E anche la solidarietà si assottiglia: «Le case di carità sono tutte nel centro storico, ma alcune stanno chiudendo». Così è per la Minestra di San Lorenzo, in difficoltà Le Vergini, la Casa famiglia Suore Ganelliane, l’Istituto San Giuseppe, le Suore minime della Passione. Tutto si traduce in ulteriori difficoltà per disabili, ragazze madri, orfani, anziani, bambini e ragazzi.

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Lungo corso Telesio resiste qualche temporary shop istituito dal Comune nel 2007 per allegerire commercanti e artigiani con canoni e contributi per le utenze. Non sono pochi quelli che eroicamente tengono in vita la strada e il quartiere, facendo i conti con disservizi (o assenza di servizi, che è uguale) e microcriminalità. Per alcuni, però,  la location nella città vecchia non comporta grandi criticità: Luisa Gigliotti , la libraia, è stata fra le prime attività a insediarsi sul corso. A parte un allagamento causato da una perdita del piano di sopra e un furto risolto bene, ritiene la sua posizione un vantaggio. Specializzata in libri rari e servizi editoriali, ha nel retrobottega una postazione che le consente di svolgere gran parte del lavoro online. «Il vero problema - dice - sono gli abitanti che non rispettano le regole minime di decoro e civiltà».

Temporary Shop su Corso Telesio

 

Corso Telesio: Filosa&Co, quelli che resistono

e non se ne vogliono andare

Che belle le tele del Maestro Filosa, i cavalli, gli amanti, le madri,  i migranti sulla banchina ferroviaria, le tante solitudini e le attese. E che belli i teatrini danzanti, rossi, azzurri, le pietre come case, le case su pezzi di coccio. Quanti pensieri scritti a penna: «Spero qualcuno rimanga misteriosamente incantato!». E quanti timori per Cosenza!

Riccardo Magarò è giovane e visionario. Ha aperto una scuola di sartoria, anzi, ha inaugurato il Palazzo dei Sarti in corso Telesio 173. In cattedra c’è Franco Servidio, forbici d’oro nel mondo. Insegna a una classe di 10 ragazzi il mestiere del sarto. Nel giro di un paio d’anni saranno in grado di confezionare abiti maschili in stile classico, quelli intramontabili, tutti fatti a mano, giusti per ogni occasione, e che tanto fanno impazzire sceicchi e principi del Medioriente.

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Franco Servidio e Riccardo Magarò

Riccardo lo ha scoperto durante un’esperienza in Marocco. Tutti pazzi per l’Italian Style, pronti a pagare qualsiasi cifra per una manifattura tutta artigianale: per un solo abito 120 punti dati a mano e 80 ore di lavoro.Grazie a un accordo sottoscritto con la Curia, Palazzo dei Sarti offre una borsa di studio a 5 donne residenti nel quartiere. 

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Giuseppe Salavati

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Tutte le forme del tacco a spillo

Giuseppe Salvati teme i crolli dei palazzi che gli stanno intorno. E dice che fra i suoi clienti  «c’è chi ha paura a circolare. Ci vorrebbe una maggiore presenza delle Forze dell’ordine. E più uffici e negozi per fare in modo che quest’area torni a essere davvero un centro abitato». È ciabattino di terza generazione. Ha catalogato tutti gli attrezzi e disposto con ordine tacchi di ogni spessore e dimensione, da donna e da uomo, vecchie forme di legno e quelle più nuove di gomma. Modifica, ripara, rinnova le calzature, riduce punte eccessive, cambia i tacchi, lucida a nuovo le scarpe con la cromatina.  Fino a qualche anno fa realizzava anche alcuni modelli da uomo e bambino.

I turisti visitano la sua calzoleria come se fosse

un museo degli antichi mestieri. «Questa deve tornare a essere una strada di passaggio, frequentata da residenti, studenti e viaggiatori, per questo è necessario riportare qui i servizi della città».

 

Eugenio Ligato, liutaio in cerca d'antico

In sottofondo la chitarra di Dario Carella del Carella Curcio Duo

Annalisa Librera sta scommettendo su Patrice, location bellissima, di fianco al Duomo, ma commercialmente difficile per una profumeria. Viene da una storica famiglia di profumieri napoletani e per seguire il marito ha aperto l'attività su corso Telesio.

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Annalisa Librera

«Io amo questo posto, penso che sia meglio stare qui che in centro, nella Cosenza nuova, ma ho come la sensazione che qui nessuno abbia interesse a cambiare le cose. Forse per favorire altre zone della città? Ogni tanto tirano fuori qualche convegno, aggiugono un paio di fioriere e tutto si ferma. E nelle fioriere restano sterpaglie.«Propongo prodotti di nicchia e piano piano ho fidelizzato la mia clientela, anche organizzando piccoli eventi sul tema dei profumi. I risultati ci sono, ma qui c’è bisogno  di tempo. E di un centro storico che torni a essere il cuore di Cosenza».

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Katia De Salvo mostra una coperta tradizionale del Maestro Caruso

Katia De Salvo promuove (e vende) l'arte tessile di Caruso in una bottega a metà di Corso Telesio. Arazzi, tappeti, biancheria, tessuti artistici e per l'arredamento in cotone, lana, seta, ginestra.  “Ozaturi a pizzulune”, “trappigne”, “n'cùllerata”, tessuti di origine greca, spagnola, francese, che hanno fatto di San Giovanni in Fiore,  il paese  dell’abate Gioacchino da Fiore, un centro di eccellenza. L’unico laboratorio al mondo capace di realizzare orditi in oro e argento, per i quali è stato costruito un apposito telaio. I turisti che visitano il punto vendita di Cosenza arrivano dalla Francia, dal Canada, dall'Olanda: restano pieni di stupore davanti all'arazzo della Madonna del Pilerio tessuta dal maestro Domenico Caruso con fili d'oro e di seta, o toccando il tessuto di ginestra. «Questo è un posto strategico - spiega Katia - che rievoca le atmosfere del passato. Aspettiamo che si popoli di residenti, di gente che lo viva non solo di passaggio, così il centro storico si arricchirà di  nuovi servizi».

E poi c'è Valeria Latorre, visual artist, che insegue la luce e la forma dell' acqua. La usa come lente per interpretare la realtà. Dopo anni trascorsi a dipingere le scenografie dei teatri di Londra è tornata a Cosenza. E ha voluto che il suo studio fosse proprio lì, nella città vecchia. Una postazione perfetta dal suo punto di vista. Che ora abbandonerà per alcuni mesi: ha vinto una residenza d'artista nel sud Giappone.

Un po' più giù il maestro Riccardo Magarò (zio e omonimo dell'imprenditore di Palazzo dei Sarti) espone le sue sculture realizzate con il «misterioso legno dell'ulivo» che della Calabria è un simbolo: animali, maschere e santi che corrispondono alle sue immagini interiori. Sei statue celebrano San Francesco e i suoi miracoli.

Used&Confused è la boutique vintage alla "Scisa d'a corda" (Salita Liceo) delle architette (in pensione) Argia Morcavallo e Laura Cipparrone: appassionate di mercatini, hanno deciso di aprire bottega nel cuore del centro storico. Per dare l'idea che il tempo lì si sia fermato. Una scommessa che è piaciuta alle clienti che le raggiungono da ogni parte della città. Ma «facciamo i conti  con una certa mancanza di attenzione. Comunque non ci arrendiamo, "progettare" è la nostra filosofia: c'è bastato mettere una panchina di legno qui fuori, sulle scale, per fare salotto con la gente che passa, per fare comunità».

Poco più su Maria Caputo ha riaperto nel 2016 la saracinesca dell'Antica salumeria Telesio e ne ha fatto un bistrot. Un locale, appartenuto per 60 anni al salumaio Peppino e prima ancora a Marinello. A cominciare dalle vetrine, il posto racconta tanto del centro storico e del suo passato vicinissimo. Nel menù piatti e prodotti della tradizione cosentina. «Ho rischiato, tante volte ho temuto di aver sbagliato, ma ora invece so che aprire qui la mia attività, seppur con qualche difficoltà, è stata la scelta giusta». Il figlio Andrea, con il cugino Pierfrancesco,  da maggio prepara cocktail nel locale accanto (33 giri), uno storico negozio di barbiere che molti ancora ricordano.

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Gran Caffè Renzelli

Corso Telesio non sarebbe lo stesso senza il Gran Caffé Renzelli. E non perché sia l'unico (ci sono  pub e localini aperti la sera, baretti e bar come il Telesio, frequentatissimo per la pausa pranzo, la gelateria Zorro, il ristorante di cucina tipica Calabria bella), ma perchè rappresenta uno storico presidio di socialità. Ci si vede al Renzelli per un aperitivo, per un caffè, per un tour con amici e parenti venuti da fuori, per un incontro d'affari, per un evento culturale. Si faceva così anche due secoli fa, tra varchiglie e buccunotti di pasta frolla. Facile scambiare due chiacchiere con Francesco, Stefano e Vincenza, i tre fratelli titolari dell'attività.

«Di soluzioni ne sono state sperimentate diverse per il centro storico, l'università avrebbe dovuto spedire qui parte dei suoi iscritti e degli studenti dell'Erasmus  - dice Francesco Renzelli -  ma il tentativo è fallito. Alcuni intelletuali, studiosi, artisti hanno acquistato case nel centro storico alla fine degli anni '90, durante l'amministrazione di Giacomo Mancini. Ma dopo c'è stato il black out. Oggi già raggiungere la città vecchia è un problema,  non ci sono parcheggi, le scale mobili funzionano a fasi alterne. Come ne usciamo?  Solo se un grosso fondo di investimento acquista magazzini e botteghe e rilancia il commercio»

Fra residenti e liberi pensatori

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«La mia casa è in un palazzo bellissimo, spero solo che non crolli». Fausta Russo è una giovane farmacista che dopo l'università ha scelto di tornare a vivere nel centro storico, nella casa del nonno. Ha ristrutturato tutto l'appartamento, ma il tetto dell'ultimo piano è sfondato e nello stabile non si è mai formato il condominio. Il suo è un caso comune. Come si potrebbe intervenire? 

Fausta Russo

 

Social housing per costruire nuove comunità

esperimento a Santa Lucia,

Intervista a Francesco Alimena

Costituendo il condominio  per obbligare il proprietario del piano di sopra a intervenire. Poi procedere alla progettazione dell'intervento di miglioramento sismico. Dopo la scelta dell'impresa si potrebbero attivare le procedure per le detrazioni fiscali (e

l'eventuale cessione del credito). Quanto alla sicurezza, nessun problema. «Anzi qui mi sento protetta, so di far parte di una comunità - afferma Fausta - Quando invito i miei amici, restano incantati. Tutti sognano di trasferirsi nel centro storico».

Anche Piero Polillo, conservatore dei beni culturali, è un residente del centro storico. Frequenta spesso il Renzelli, dove si ferma per un caffé:  «Basta dare un'occhiata alle architetture, alle piazze, alla gente, alla vita, alle tradizioni, alla cultura, per capire che sussistono le condizioni per recuperare il centro storico della città. Il degrado è ovunque, la situazione è insostenibile sia di giorno sia di notte - afferma Polillo - Bisogna recuperare i flussi e dunque tutte le attività 

 che erano tipiche del luogo che è stato pensato e costruito a uso dei cittadini. Riempiamo le agorà, recuperiamo le congreghe, il rapporto di fiducia con la chiesa,  i mercati, quello delle uova, delle zappe e attrezzi agricoli, delle erbe e del cotone, che erano presenti in tutti i quartieri. E i quartieri sono spazi da riconsiderare, perché segnano i periodi della città, quello catalano, quello normanno, bizantino, romano, greco. E che fine hanno fatto gli orafi, gli argentieri, i liutai, i lavoratori del cuoio? Cosa stiamo aspettando? Cominciamo con il recuperare una parte del nostro bagaglio culturale, che non sono solo gli edifici, ma è anche la gente e le sue tradizioni».

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Piero Polillo

Il medico Mario Bozzo, attivista no metro (contrario alla realizzazione della metropolitana di Cosenza ma favorevole al collegamento Cosenza-Catanzaro, Arcavacata-Germaeto, utilizzando il vecchio tracciato  delle Calabro-Lucane), è fra i fondatori di "Prima che tutto crolli", l'associazione impegnata nella tutela dei centri storici, che ha  presentato un importante disegno di legge regionale d'iniziativa popolare per la rivitalizzazione e la messa in sicurezza dei centri storici calabresi: legato per passione civica alla città vecchia, per il centro storico ha un'idea di facile realizzazione ma che presuppone  tutti gli interventi per la messa in sicurezza del rione: «Il museo Bilotti all'aperto, he si snoda lungo corso Mazzini, ha perso  fascino e poesia fra la gente

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Mario Bozzo

distratta dalla shopping. Perché non spostare le statue di De Chirico, Manzù, Rotella, Emilio Greco, Salvador Dalì, che oggi sono sparpagliate sul corso della città, nel centro storico, incastonandole negli angoli più belli, in un percorso ideale che parta da corso Plebiscito e salga per corso Telesio? Il centro storico nel suo insieme è già museo. Sarebbe un modo per dare maggiore valore alle opere e spingere cittadini e viaggiatori in visita nella città vecchia. Così si sposa l'antico con l'arte moderna».

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Anche Luigi Gallo, professore di Storia e Filosofia in pensione, partecipa attivamente alla vita civica e culturale del rione. Risiede a Colle Triglio, dall'altra parte del fiume rispetto a Corso Telesio, e da lì sorveglia la zona. Si è messo di traverso quando volevano installare un'antenna di 25 metri in cima al colle. Teme che sul vicino colle Mussano ("in un punto originariamente vincolato e dunque non edificabile, ma oggi definito sul piano regolatore zona di espansione") possa sorgere un nuovo complesso residenziale.

Luigi Gallo

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